Una giornata di studio e confronto dal titolo “Il cantiere di restauro” si è svolta a Sabbioneta su iniziativa di Centro Studi Giovanile Ermes e della Scuola d’Arte Muraria Calchèra San Giorgio, accogliendo un centinaio di operatori e tecnici del settore tra i monumenti e i luoghi di Sabbioneta per un innovativo format congressuale che ha visto durante la mattinata gli ospiti impegnati in una visita speciale della città.

Il cantiere di restauro, Sabbioneta (Mantova)
Il cantiere di restauro, Sabbioneta

Un appuntamento che, a detta dei presidenti degli Ordini degli Architetti di Mantova e Cremona, l’Arch. Sergio Cavalieri e l’Arch. Emiliano Ambrogio Campari, si armonizza con le iniziative di aggiornamento con gli stessi ordini cercano di sensibilizzare i professionisti.

Secondo mons. Achille Bonazzi, Responsabile Beni Culturali della Regione Lombardia, è sempre opportuno ritrovarsi per scambiare esperienze e aggiornarsi, soprattutto sul tema del restauro dove le esigenze di realizzare appalti sempre più al ribasso porta figure non appropriatamente preparate a occuparsi di interventi delicati dal punto di vista conservativo.

La poca conoscenza dei materiali, malte e intonaci in primis, della loro classificazione e dei metodi di indagine, spesso vengono accompagnate da un mancato uso di segni e linguaggi convenzionali per il restauro che possano essere interpretati correttamente dagli operatori, secondo standard europei, ma anche dall’evoluzione delle figure che lavorano in cantiere, spesso stranieri senza un adeguato bagaglio culturale o esperienza di restauro.

Dovremmo recuperare la regola dell’arte”, quella regola d’arte spesso citata nei capitolati degli appalti ma che non è definita in modo chiaro dagli stessi.

Secondo Mastro Gilberto Quarneti, autore del manuale di cantiere “Restauro & Colore” e responsabile della Scuola d’Arte Muraria Calchèra San Giorgio, “Dovremmo toccare i materiali per quelli che sono non per quelli che ci vengono detti, avere una conoscenza diretta”.

Mancano le informazioni che venivano dalla tradizione, e oggi l’esigenza di chi costruisce e di chi restaura è quella di risparmiare tempo: ecco perché da materiali bagnati si è passati all’arido.

“Questo vuoto che si sente” ha concluso il sovrintendente Andrea Alberti “favorisce la perdita dei beni che cerchiamo di tutelare”. “Quando a tutti gli architetti, anche chi non ha avuto specifica preparazione, è dato di partecipare al restauro, l’esperienza supportata dalla passione diventa sempre più un’eccezione, qualcosa di maniacale ma non necessario. Ecco perché un pomeriggio di formazione può essere un modo per far superare le difficoltà a chi vuole operare bene ma si trova davanti a strumenti di formazione universitaria insufficienti e informazione scarsa”.

“Il cantiere di restauro” è stato il primo appuntamento di SCS, il Sistema Congressuale Sabbionetano con cui Ermes intende valorizzare le potenzialità congressuali della Piccola Atene con la novità di far partecipi i convenuti della straordinaria realtà architettonica, sociale e culturale della città.




Scritto da: Ufficio Stampa Centro Studi Giovanile Ermes
Data: 26 Settembre 2010
Categoria: Cronaca
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2 Commenti

  1. Giovanna Barozzi - | Rispondi

    Finalmente emerge la QUESTIONE DELL’ARTE! Dopo anni in cui si è somministrato per ARTE tutto quanto poteva far comodo, sembra ridestarsi l’etica del rigore culturale per un “saper fare consapevole” ed è un piccolo dischiudersi di speranze nei giovani ai quali noi, ormai più attempati, avremmo dovuto insegnare qualcosa. Dalla lectio della storia è il presente che conta se si vuole salvare il futuro!

  2. Giorgio - | Rispondi

    Per puro caso ho letto di questa problematica. Due cose vanno dette prima di tutte le altre di natura estetica e manuale.
    a)L’avvento dell’industrializzazione ha modificato le tempistiche dilatando il numero dei fruitori in tutti i settori.
    b)Tutti i materiali si sono adattati al punto (a), la chimica dei colori ha poi rivoluzionato tutto il resto, dal nosro modo di vestire fino all’avvento delle plastiche.
    Siamo noi che dobbiamo saper analizzare con gli strumenti moderni cosa hanno fatto gli antichi immedesimandosi nel loro ambiente e nelle loro difficoltà quotidiane.


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