La leggenda: le tre versioni delle origini leggendarie di Mantova

Le origini della città di Mantova si trovano seguendo due filoni: quello leggendario e quello storico.

Il filone leggendario rimanda alla Mitologia greca dell’indovina Manto, la maga di Tebe (Tebe città greca) Manto secondo il mito avrebbe lasciato la Grecia per approdare in Italia e da lei Mantova deriverebbe il suo nome.

Secondo il mito greco Manto, la figlia di Tiresia, avrebbe dal padre ereditato le capacità di predizione del futuro; il nome stesso “Manto” è collegabile alla parola greca “mantéia” che significa predizione.

La leggenda delle origini di Mantova dalla indovina Manto trova due versioni a testimonianza della fondazione leggendaria della città:

1. Una versione vuole che sia stata la stessa Manto, fuggita da Tebe (Grecia) e rifugiatasi in Italia, a fondare la città di Mantova.

2. La seconda versione vuole che Manto, fuggita da Tebe, sia approdata nel Lazio dove divenne moglie del dio personificazione del fiume Tevere e partorì il figlio Ocno (detto anche Bianore). Sarà, come sostiene questa versione, Ocno figlio di Manto a fondare la città di Mantova e a chiamarla Manto come la madre.

Indovina MantoLa figura qui a fianco ritrae la maga Manto ed è tratta da uno dei tanti manoscritti del “De mulieribus claris” di Boccaccio.

Nel “De mulieribus claris” Boccaccio descriveva una serie di biografie di donne illustri, tra le quali Manto:

(Manto) si trasferì col figlio nella Gallia cisalpina dove, avendo costato che la palude vicina al lago di garda era forte per la posizione naturale […] stabilì la sua residenza in mezzo ai luoghi paludosi su una striscia di terra emergente dalle acque […] intorno alla sua tomba suo figlio fondò una città che dal nome della madre chiamò Mantova.

Giovanni Boccaccio
De claris mulieribus

3. La terza versione delle origini leggendarie della città di Mantova sostiene, secondo la tradizione, che Mantova sia stata fondata dal dio etrusco Mantus, divinità infernale simile al dio latino Plutone.

Testimonianze

La versione delle origini di Mantova, fondata per opera di Ocno figlio di Manto trova sostegno in Virgilio, il sommo poeta mantovano di origine che nell’Eneide, canto X, recita:

Anche lui, Ocno, chiama una truppa dalle patrie terre,
figlio della fatidica Manto e del fiume Tosco,
che diede a te, Mntova, le mura ed il nome della madre

Virgilio
Eneide, Canto X, 196-198

Dante, nella Divina Commedia, nel XX Canto dell’Inferno, pone l’ indovina Manto facendo raccontare la sua storia a Virgilio.Viene descritta la terra mantovana in relazione al fiume Mincio e poi viene spiegata l’origine etimologica del nome della città Mantova, da Manto-va.

Manto fu, che cercò per terre molte;
poscia si puose là dove nacqu’io;
onde un poco mi piace che m’ascolte.

Poscia che ‘l padre suo di vita uscìo
e venne serva la città di Baco,
questa gran tempo per lo mondo gio.

Suso in Italia bella giace un laco,
a piè de l’Alpe che serra Lamagna
sovra Tiralli, c’ha nome Benaco.

Per mille fonti, credo, e più si bagna
tra Garda e Val Camonica e Pennino
de l’acqua che nel detto laco stagna.

Loco è nel mezzo là dove ‘l trentino
pastore e quel di Brescia e ‘l veronese
segnar poria, s’è fesse quel cammino.

Siede Peschiera, bello e forte arnese
da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi,
ove la riva ‘ntorno più discese.

Ivi convien che tutto quanto caschi
ciò che ‘n grembo a Benaco star non può,
e fassi fiume giù per verdi paschi.

Tosto che l’acqua a correr mette co,
non più Benaco, ma Mencio si chiama
fino a Governol, dove cade in Po.

Non molto ha corso, ch’el trova una lama,
ne la qual si distende e la ‘mpaluda;
e suol di state talor esser grama.

Quindi passando la vergine cruda
vide terra, nel mezzo del pantano,
sanza coltura e d’abitanti nuda.

Lì, per fuggire ogne consorzio umano,
ristette con suoi servi a far sue arti,
e visse, e vi lasciò suo corpo vano.

Li uomini poi che ‘ntorno erano sparti
s’accolsero a quel loco, ch’era forte
per lo pantan ch’avea da tutte parti

Fer la città sovra quell’ossa morte;
e per colei che ‘l loco prima elesse,
Mantüa l’appellar sanz’altra sorte.

Dante Alighieri
Divina Commedia, Inferno, Canto XX, 55-93

Nella Sala di Manto che si trova nel Palazzo Ducale e che fa parte dell’Appartamento Grande Castello, l’indovina Manto viene proprio celebrata come fondatrice di Mantova nelle decorazioni rinascimentali che si possono ammirare alle pareti.

La Storia: origini storiche della città di Mantova

Le origini etrusche
Le origini della città di Mantova, come testimoniato nei celebri versi danteschi (Inferno, XX canto 55-93), sono sì leggendarie, ma la descrizione dell’insediamento urbano circondato dall’acqua del fiume Minci ,sono una connotazione che nel tempo non è cambiata.

E’ opinione comune e ipotesi ben accreditata quella che vuole storicamente collegare ad origine etrusca la fondazione della città di Mantova. Intorno all’anno 1000 a.C. si stanziano le popolazioni etrusche nei territori della Pianura Padana e fioriscono proprio centri importanti come vie commerciali e di collegamento nei territori intorno al fiume Mincio. Qui proprio nell’ansa del Mincio gli Etruschi fondano una città che rappresenta uno degli insediamenti più settentrionali. Si ricorda le testimonianze etrusche trovate nel sito del Forcello di Bagnolo San Vito.

Intorno al VI-V secolo a.C., secondo fonti ben accreditate, si farebbe risalire storicamente la fondazione della città di Mantova, proprio quando gli Etruschi, abbandonati i territori del Forcello, non più abbastanza sicuri, sotto la spinta dei Galli si rifugiano sulle rive degli odierni laghi della città di Mantova, luoghi maggiormente difesi proprio per la presenza delle acque del Mincio.

Il dominio dei Galli Cenomani
La dominazione etrusca di Mantova termina nel 338 a.C. con l’invasione della tribù di origine celtica (proveniente dall’attuale Francia) dei Galli Cenomani che alla fine del secolo si dimostreranno filo-romani.

Il dominio dei Romani
La penetrazione dei Romani a Mantova si colloca nel periodo intorno all’ultimo quarto del III secolo a.C., quando la città diventa Municipium e i Romani iniziano anche a colonizzare i territori intorno alla città che ha ancora dimensioni abbastanza ridotte.

Il dominio dei Romani rifonda la città secondo i canoni tipici romani quali ad esempio l’assetto ortogonale delle vie. La città detta anche della prima cerchia è protetta prima da palizzate in legno e successivamente da mura e si estendeva fino all’attuale via Accademia e via Cavour che ne stabilivano i confini più meridionali.

Via Cairoli e il lato occidentale di Piazza Sordello seguono l’andamento delle due strade romane principali: il Cardo e il Decumano e sono una testimonianza ancora oggi dell’assetto viario voluto dai Romani. Il Voltone di San Pietro si trova dove in epoca romana si trovava l’antica porta meridionale della città.

Tra le testimonianze del dominio romano a Mantova si possono vedere:
– in Piazza Sordello

  • tracce di mosaici di casa romana(attualmente nella Struttura a cubo) e
  • una testa femminile in marmo (ora esposta una copia, l’originale è nel Museo Diocesano), ritratto di una matrona romana nella parte più alta del campanile del Duomo.

– al di sotto dell’attuale Via Portici Broletto in cui vennero ritrovate ampie porzioni di pavimentazione stradale romana (ora nei depositi di Palazzo Ducale). Sono quanto resta dell’antica via che collegava Mantova a Cremona, passando dalla porta meridionale della città (ora Voltone di San Pietro).