Gentile Direttore,
da cittadini viadanesi non possiamo non sentirci preoccupati che il vento del nucleare ricominci dopo tanti anni a soffiare sul nostro territorio.

Tuttavia, dobbiamo riconoscere che questo contesto storico, in cui per motivi ecologici e geopolitici il problema dell’approvvigionamento energetico è diventato d’angosciosa attualità, è profondamente mutato rispetto alle storiche battaglie civili degli anni 80. Non possiamo sottrarci alla coscienza di cittadini italiani ed europei e abbandonarci all’egoismo della sindrome Not IN My Backyard, opponendoci all’eventualità che nel nostro “cortile” vengano realizzate infrastrutture strategiche per la collettività.

Ovviamente, siamo ben coscienti che non esista un’unica soluzione per la grave crisi energetica che si prospetta a un paese tanto dipendente dal gas metano estratto in paesi geopoliticamente problematici. La direzione deve essere quella di puntare a un mix energetico il più differenziato possibile, con sempre maggiore prevalenza delle fonti rinnovabili, ma anche biocombustibili al posto di quelli fossili, idrogeno, sistemi di smart grid, carbon capture, storage della produzione non programmabile.

Se l’energia nucleare sia un’opzione conveniente e sostenibile, a medio o solo a lungo termine, preferiamo lasciarlo dire a tecnici e scienziati. Faremmo le stesse considerazioni se il tema fosse la costruzione sulle rive del Po di un grande parco di torri eoliche.

Invece di dissertare di centrali di terza o quarta generazione, di fissione o fusione nucleare, dovremmo pragmaticamente attendere di conoscere il progetto nei dettagli. E soprattutto chiederci: quali garanzie, quali contropartite verrebbero fornite a un territorio investito da un’infrastruttura dal così elevato impatto? Quali investimenti verrebbero promessi per convincere la cittadinanza ad affrontare i rischi ambientali, o la perdita di valore delle proprietà e di altri assets? Ad esempio, noi di Azione metteremmo sul tavolo la proposta di realizzazione di un sistema locale di trasporti pubblici, magari elettrici, o di incentivi edilizi in grado di abbattere l’inquinamento e creare un’oasi di aria pulita nell’irrespirabile val padana. Oppure potrebbero essere finanziate le riconversioni delle linee produttive delle aziende chimiche del territorio, fortemente indiziate di essere dannose per la salute pubblica. Gli impianti di produzione potrebbero essere affiancati da laboratori e un centro studi d’eccellenza in cui i giovani studenti troverebbero l’occasione di una carriera scientifica al livello della grande tradizione nucleare italiana.

Concludiamo ribadendo che questo intervento non è nel merito dell’adozione del nucleare in Italia, ma nel metodo politico che deve essere razionale e non ideologico e, viste le nubi minacciose che si stanno addensando sul nostro futuro, deve essere in grado di cogliere tutte le opportunità che si possono presentare.

Giorgio Bresciani, referente gruppo Azione Oglio-Po mantovano




Scritto da: Giorgio Bresciani
Data: 3 Marzo 2022
Categoria: Cronaca
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