Mostra personale di ELIO TERRENI “Espansioni”
10-24 giugno 2018
Galleria del Premio Suzzara

Mostra Elio Terreni Suzzara Mantova 2018Elio Terreni è l’abitante speciale di un paese la cui densità culturale, in uno spazio relativamente circoscritto, ha pochi paragoni al mondo. È un alfiere del nostro policentrismo consapevole, espressione di una realtà multiforme abitata da artisti, poeti, storici dell’arte, direttori di musei, studiosi, creativi di paesaggio, originali ed eccentrici per vocazione. È un abitante esemplare della miriade di periferie che compongono una capillare rete estetica e produttiva. Ma oggi, nel villaggio globale, ha ancora senso parlare di centro e periferie? Forse no, ma esiste, indiscutibilmente, un nucleo misterioso dal quale esplodono le infinite galassie di Terreni, galassie di ossigeno ed elio; galassie in cui è possibile respirare, anche sfrontatamente, una salutare e ristoratrice tempesta d’idee d’alta quota, percepire scenari di misteriosa bellezza, alfabeti e costruzioni enigmatiche. Sono dimensioni oniriche, i cui orizzonti si perdono in percorsi piuttosto misteriosi ma salvifici. Elio Terreni vive in un altrove difficilmente rintracciabile e raro, quello in cui gli artisti possono trovare il tempo e il modo di realizzare quanto il centro spesso non consente.
La sua qualità è costruita sul connettersi e il comunicare, si dilata e si espande, non vuole confini né spazi circoscritti, assume il respiro di un piccolo universo. È per queste ragioni che l’autore elabora una percezione dell’oltre, rivelata da intrecci cromatici e da dettagli di spazi che potremmo definire siderali. Ed è in questa ricerca di remote profondità che emerge chiaro il nesso fra la materia dei sogni, la pittura e la cultura: eclettico, colto e postmoderno, l’artista impone pienamente il suo saper essere, offre i suoi personali punti di arrivo. Le soluzioni del suo immaginifico percorso restano allusive di una rappresentazione ambiziosa, che si proietta oltre il tempo, a cercare un approdo che superi la durata effimera della nostra esistenza nel mondo, tanto più poetica quanto più è fragile. Le recenti opere digitali, partorite dal computer e scandite dal plotter, sono al di là della rappresentazione di tradizione: la carta su cui si materializzano è leggera, tenue, la stampa regala una lievità sconosciuta, libera di agitarsi in piccole forme spedite come aquiloni, mobili come le farfalle del Giove di Dosso Dossi quando si alzano in volo dalla superficie dipinta, sotto lo sguardo attonito di Mercurio e di Virtù. E anche se le opere che lo abitano sono assai semplici il mondo di questo artista si rivela, all’indagine, complesso: ogni opera nasce da un pensiero che la catapulta nell’esperienza di un fare, che poi, inevitabilmente, la trasferisce in ambiti di altre dimensioni, dove non ha più senso il rumore della Storia quotidiana e dove invece si allargano, agli occhi di tutti, serbatoi visivi di speciale sensualità. Qui i colori, fattisi corpo, rivelano, nella loro evidente illusorietà, il linguaggio contemporaneo, in cui si rinnova, fertilmente creativo, il legame della bellezza con la rappresentazione. Gli spazi della ricerca di Elio non sono limitati, dunque, alle periferie della civiltà ma cercano echi di riferimenti, connessi a tematiche incrociate e all’uso alternativo dei materiali, trovano parole che orbitano, in modo discreto, dai margini di galassie, aperte l’una verso l’altra ma ognuna ben assestata nella sua traiettoria gravitazionale. Spazialismo rivisitato? Volteggi acrobatici? Immagini emerse da un mondo interiore ricco e turbato da elementi non immediatamente decifrabili, su cui l’autore si interroga, chiedendosi forse dove è finita la bellezza che un tempo si nutriva del naturalismo. L’opera ora è dotata di vita autonoma, non asseconda nulla che osserviamo nella quotidianità: l’opera supera col proprio linguaggio gli spazi che si dilatano davanti a noi e che non sono né immanenti né trascendenti. C’è solo una genesi artistica. C’è il pensiero che, anche lui, non ha centro e nemmeno periferie. C’è una scrittura che non è letteraria ma appartiene comunque a chi narra, semplicemente, la propria visione del mondo. È l’opera, in sostanza, che parla: esprime la particolare filosofia del gesto e dello sguardo, spiega la folgorante materializzazione della visione che si fa immagine, quando l’autore comincia a ragionare in forma di pittura, a calibrare le stesure del colore. È allora che le tonalità fuoriescono da una tavolozza essenziale, che mescola il buio e la luce, e la speciale pastosità dei cromatismi, nelle intuizioni istintive dell’emozione, si rapprende nella fisicità del provvisorio punto d’arrivo. Emerge, alla fine, il confronto con alcune delle linee forti dell’arte tra Ventesimo e Ventunesimo secolo e, soprattutto, viene alla luce il fattivo e costante operare dell’artista. E in ogni espressione della sua pittura affiora qualcosa di visionario, le tracce di una figurazione occulta che predilige un piacere cerebrale, un procedere immaginoso e incantato. Il vivere nelle periferie del mondo, indagando dignitosamente la propria e l’altrui fragilità, produce così uno spettacolo di rinnovata meraviglia e di ispirato stupore per gli occhi: il vedere diventa commozione, indotta dalla molteplicità dei significati e dalle maglie plurigenerative dell’alfabeto dell’arte.
Gianfranco Ferlisi

Biografia di Elio Terreni

Elio Terreni, all’anagrafe Cornelio Terreni, pittore e scrittore, nasce a Goito (Mantova).
Dopo essersi laureato presso l’Università di Parma, inizia a insegnare negli Istituti di Istruzione Superiore. Sin da adolescente, porta avanti con passione la sua personale indagine artistica, frequenta autorevoli nomi dell’arte contemporanea, studia, disegna e sperimenta intensamente. Dal 1995 comincia ad esporre le proprie opere, dapprima solo in Italia e, poi, sia in Italia che all’estero. Nel 2000, riceve la Targa del Presidente della Regione Lombardia al Premio Nazionale “Città di Moglia” ed espone nella personale “Immagini oltre il velo di Maja” organizzata dal Comune di Goito che, nell’occasione, gli attribuisce la Medaglia di Sordello, onorificenza della città.
Nel 2002, partecipa a “Artexpo New York” a Manhattan e nella personale “B-cicli”, alla Galleria 2E a Suzzara, presenta il ciclo di dipinti “Campi di forza”, genesi di una nuova espressione artistica che porterà l’artista all’attenzione della critica nazionale.
Seguono varie mostre personali che evidenziano i continui progressi della sua ricerca, tra cui: “Dialoghi tra forma e colori” nel Museo Etrusco a Murlo (Siena), nel 2003; “Bussando alla porta dell’anima” alla Galleria del Candelaio a Firenze, nel 2006; “Universi” alla galleria “Studio C” a Piacenza, nel 2007.
Dal 2008 al 2018, espone in numerose rassegne in Italia e all’estero e consegue diversi riconoscimenti, tra cui: il “Fiorino d’argento” al Premio Firenze, con mostra dell’opera premiata nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio. In particolare, nel 2014, partecipa alla Esposizione Triennale di Arti Visive di Roma, curata dal Prof. Daniele Radini Tedeschi e inaugurata dal Prof. Achille Bonito Oliva, presso l’Università “La Sapienza” a Roma.
Nel 2016, espone nella collettiva “Artisti italiani contemporanei a Stoccarda” organizzata su iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda, nel Municipio della città tedesca.
Nel 2017, torna alla Esposizione Triennale di Arti Visive di Roma, curata dall’Art Director Gianni Dunil.
In questi anni, diverse sue opere entrano a far parte di collezioni pubbliche e private.

Dove

Sala Arti 48, Galleria del Premio Suzzara, Via Guido, 48/a SUZZARA (MN)
Tel. 0376513513

Giorni e orari di apertura

Inaugurazione DOMENICA 10 GIUGNO 2018 – ore 10:30

Dal Martedì al Venerdì 09:00-13:00
Sabato 09:30-12:30 e 16:00-19:00
Domenica 16:00-19:00

Prezzo

Ingresso libero




Scritto da: MantovaNotizie.com
Data: 29 Maggio 2018
Categoria: Mostre
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