Linee, scrittura, calce, graffi, impronte, ditate, scorze, segni, acqua di nubi…
opere su carta di Alfonso Borghi
29 giugno – 31 luglio 2018
inaugurazione venerdì 29 giugno 2018 alle ore 18:00
MAM – Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano
GAZOLDO DEGLI IPPOLITI (MN)
a cura di Gianfranco Ferlisi

Mostra Alfonso Borghi 2018 Gazoldo degli Ippoliti MantovaL’incanto della pittura emerge quando gli occhi smettono di osservare e si abbandonano al labirinto di luci e ombre, al magma morbido ed avvolgente del colore, alla meraviglia di soluzioni che stupiscono, che generano turbamento emotivo e seduzione: incanto, per l’appunto.

Un azzurro lapislazzulo, di memoria mantegnesca, e l’oro di un’ocra rubata a una parasta si sono rappresi sulla carta. Una scrittura, una riflessione, un appunto hanno generato un impasto di luce e di buio che evoca Pomarancio. La rapidità dei gesti richiama il rapido fruscio delle ali di un San Michele del Dosso. Componente esistenziale? Filosofia del pennello? No, inutile ricorrere ad esagerati proclami: qui si tratta solo di un instancabile sperimentatore di tecniche, materiali e ricerche espressive. Il vecchio con gli occhi da bambino osserva ciò che lo circonda con lo stesso stupore con cui Paul Klee faceva emergere i suoi segni. Alfonso non possiede certo lo sguardo levantino dell’ignoto marinaio di Antonello da Messina ma ha mani grandi e forti, che sfiorano la materia e creano linee, scrittura, graffi, e lasciano impronte, ditate, segni, e impastano scorze, paglia e acqua di nubi…

Splendori alla Permeke, calcinate passioni strappate a Fautrier, fuori da ogni formalismo e norma che non sia, appunto, il segno, il gesto, la materia, il colore e l’articolazione nello spazio. Le opere su carta che compongono questo progetto espositivo sono l’esempio perfetto e puntuale dello sperimentalismo dell’autore, della sua grafia tremula, di un percorso contaminato di colore, scrittura, letteratura e materia: è l’itinerario che ama addentrarsi in ambiti inesplorati, lo stesso terreno oscuro e sorprendente dei lavori su tela e di grandi dimensioni. Tuttavia nelle opere su carta non c’è una declinazione dimessa bensì lo stesso dialogo estetico grazie al quale ogni espressione d’arte si arricchisce: è il riflesso aggiunto della grazia del bozzetto, o l’imprevista ispirazione trascritta con rapidità. È per questo che il percorso della rassegna ha il sapore di un piccolo prodigio e trasmette un distillato di bellezza, perché ciascuna piccola opera apre inedite sfaccettature dell’animo: un animo sereno e al contempo impetuoso, com’è la pittura che esprime, fatta di astrazione, di fertile forza espressiva e narrativa. L’artista comunica emozioni e sentimenti, per esaltare anche la sensualità di un tessuto pittorico dai contorni incerti, dalle accensioni di timbro, che, ancorché spesse e compatte di matericità, risultano contemporaneamente delicate e fragili, quasi in via di dissolvimento, caratterizzate da instabili confini fra ogni campitura cromatica.

I fogli di Alfonso Borghi si fanno segno-forma, elemento autonomo, significante e significato, enunciato poetico fatto di immediatezza, di disegno e di trance:la pittura affiora e si riverbera su toni sempre più accesi e brillanti, sui ruvidi grumi degli spessori di acrilico, sulle sabbie e sulle terre, sui fili d’erba, mentre compare una scaturigine di spatolate aggressive come fendenti e di impronte di ditate inquiete. Sono opere in cui più che mai affiora la capacità dell’artista di vivere intensamente d’immaginazione, di apparizioni di luce e di raffinate cronache poetiche. In questo modo la narrazione visiva si carica di inedita forza incisiva ed evocativa: nella sua esplosione post-informale, e tuttavia in un’umana dimensione della pittura, emerge la percezione di un mondo in cui si agita, impetuoso, il soffio di un’ispirazione a tratti fabulistica. È così che le opere, nell’indagine di un materiale leggero e fragile, diventano espressione del disagevole cammino del vivere, con i suoi misteri, i suoi drammi, le storie, i personaggi immaginari, i racconti ascoltati, i frammenti di esistenza toccati da una costante e profonda riflessione dell’autore. Ed è un processo di indagine inarrestabile, perché la ricerca di nuove cose da dire e, dunque, di nuove immagini da forgiare ha infinite direzioni, e perché la tensione dell’arte nasce dalla rivelazione di realtà ignote, avvertite come possibili. È così che la pittura si autoalimenta, in un continuo percorso di ricerca fatto, giorno per giorno, con gli occhi, con le mani e con la mente. Solo in questo modo, d’improvviso, come un dono prezioso, affiorano immagini di un’austera umanità, specchio di sentimenti trasformati in superfici che, grazie ai colori, alla consistenza e all’originalità del gesto, diventano stile, riferimenti inediti, spesso legati al passato. E gli esiti, proposti tra forza e armonia, confermano che Borghi coltiva un’elegante misura, una cura maniacale di ogni dettaglio, un ritmo compositivo e una sicurezza che arrivano al crinale dell’irriducibile confine tra la pittura oggettiva e quella astratta. Così da Fautrier a Bosch, da Kiefer a Kokoschka, da Baselitz a Benozzo Gozzoli, da Tápies a George Pielmann, il pittore si muove sempre nello sforzo di conciliare gli opposti. Perché frammenti di immagini galleggiano su macchie dense di corposità pastosa, senza forma definita. Il casuale e la ricercatezza stanno insieme, si caricano di un’inedita forza incisiva ed evocativa.

Quale allora il significato sotteso a questo percorso critico sull’opera di Borghi? Che le immagini, pur racchiuse nella tenue levità di un foglio, portano là dove le parole non arrivano. Perché si diventa veramente artisti quando si comprende che la pittura ha un valore aggiunto rispetto al linguaggio parlato, al di là del supporto e della dimensione. E perché ogni viaggio nel percorso espressivo di un artista supera i territori di ogni discorso di circostanza: la pittura è contemporaneamente espressione di un anghelos divino che illumina e di un demone da incenerire nel colore, e l’arte diventa tale quando, come un fuoco, si alimenta di ciò che brucia.

Dove

Città di Gazoldo degli Ippoliti
Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano
Via Marconi, 126 46040 Gazoldo degli Ippoliti (MN)

Quando

Inaugurazione venerdì 29 giugno 2018 alle ore 18:00
29 giugno – 31 luglio 2018
Giorni e orari di apertura:
mattino: dal lunedì al sabato dalle ore 9:00 alle ore 12:30
pomeriggio: sabato e domenica dalle ore 16:00 alle ore 19:00

Per scuole e gruppi di almeno 10 persone è possibile concordare visite su appuntamento (0376 659315)
ingresso gratuito

Informazioni

tel. +39 0376 659315 mail segreteria@comune.gazoldo.mn.it oppure: 0376 657141-int. 4 – 0376 659308
info@turismo.mantova.it +39 0376 432432




Scritto da: MantovaNotizie.com
Data: 18 Giugno 2018
Categoria: Mostre
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